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Sew in the Sea (Cuci nel mare), 2019
Tecnica: Installatione video, display 13.3 inch, acciaio, elettronica, macchine da cucire antiche. Video: HD colore, ca. 9 min.
Misure dell'installazione: variabili

* in una collezione pubblica o privata

ANKER	FOENIX-KL-11*	NAUMANN-DRESDEN	OSSA	PFAFF-VER II	PFAFF-VER-I	SINGER-A-*	SINGER-B-

L'artista ha disposto nello spazio una serie di macchine da cucire antiche in modo da formarne un gruppo. Ogni macchina da cucire è montata su una cassa di legno verniciata che a sua volta è supportata da una semplice struttura di profili rettangolari in acciaio spazzolato. Al posto della stoffa da cucire è situato uno schermo piatto nel quale si riconosce l'ondeggiare della superfice dell'acqua sulla quale, in circa dieci minuti, vengono "cucite" con un filo rosso una successione di dodici date. Ogni qualvolta che una data è cucita per intero, essa galleggia per alcuni secondi per poi affondare velocemente nel profondo nell'acqua. Il ritmo del cucire dei numeri è accompagnato dal ticchettio tipico del cucire delle vecchie macchine e dal rumore di sottofondo caratteristico dell'ondeggiare di un mare al largo pressoché calmo. Sincrono allo scomparire di ogni data si ode il frastuono di un'imbarcazione di legno o in metallo che affonda; il rumore, a volte, è accompagnato da un breve e lontano sentire di grida.
Si tratta di una selezione di dodici date che vanno dal 2011 fino al 2017. Ogni data è documentata e si riferisce a un naufragio di profughi stipati in barche stracolme, (perlopiù nel mediterraneo) dove hanno perso la vita annegati come minimo 200 esseri umani tra bambini, donne e uomini. I profughi erano partiti o provenivano dalla Libia, dalla Siria, dall'Indonesia, dall'Egitto, dalla Palestina o dal Sudan e stavano scappando da guerre, da catastrofi naturali o da situazioni economiche di sussistenza estremamente precarie. Delle vittime spesso non si conosce neanche il nome.